domenica 9 novembre 2014

"Incaviamo" gli gnocchi



Quando una persona cara ci lascia restano mille ricordi che cerchiamo di preservare dal tempo e dalla routine, per dedicargli un posto unico nella nostra memoria e per far si che viva in eterno nelle nostre, ma prima sue,  piccole cose che tra le tante scegliamo di tenere strette a noi. Credo che in fondo non si  smetta mai di vivere se anche solo un oggetto, una parola, un gesto, riescono a urlare forte il suo nome e farne sentire di nuovo la voce come se ci stessi suggerendo cosa fare, come se ci stesse ancora rimproverando per come “incaviamo” male i suoi gnocchi. Penso sia veramente una delle cose più belle della nostra esistenza, poter lasciare un segno. 

E in questa domenica un po’ grigia la mia cucina si dedica allo “Gnocco della nonna incavato alla forchetta”. Una ricetta che non ritroverete in nessun blog, libro, rivista o sito internet. Una ricetta che è così semplice ma così ricca di valori e ricordi che non si può spiegare nè imitare.

 Fare gli gnocchi in casa, cosi come la pasta ripiena o la pasta fresca in genere, rappresenta un momento di unione e riunione di tutta una famiglia che armata, nel mio caso, di forchetta, si riunisce intorno al tavolo da lavoro e si sporca di farina per dare il proprio contributo e poter dire : ”ehi…anche io ho fatto gli gnocchi!”. 
Forse perché la pasta  in sè è diventata un elemento usato e consumato in abbondanza, commerciale e adatto a tutte le tasche, eccellenza del Made in Italy esportata nel mondo e principessa della dieta mediterranea, forse per questo la sottovalutiamo, o meglio, la diamo per scontata. Ma quando poi ci si prova, si prendono due ingredienti, acqua e farina, e si pretende da questi di ricavarne uno gnocco alla sorrentina, allora qui si capisce la meraviglia! 
Purtroppo devo dire che non c’è veramente ricetta che possa essere trascritta che, seppure seguita pedissequamente, dia come risultato sempre lo stesso impasto per gnocchi. La temperatura dell’ambiente, il calore delle mani che lavorano, la durezza dell’acqua, la tempra della farina. Troppe variabili per poter essere precisi. E allora è qui che interviene l'abilità di chi in cucina sente e vede prima di tutto gli ingredienti tra le mani e poi, se non basta la memoria di figli e nipoti, scrive…


…inziare da 600 gr. di farina, unire poco alla volta 400 gr. di acqua calda, mescolare prima energicamente con un cucchiaio di legno, poi dolcemente a mano, solo quando l’impasto è tiepido aggiungere 1 uovo.  Cuocere, pochi alla volta, in acqua salata. Tirare via quando tornano su a galla.


Grazie nonna per questa eredità. 

Nessun commento:

Posta un commento