Quando una persona cara ci
lascia restano mille ricordi che cerchiamo di preservare dal tempo e dalla
routine, per dedicargli un posto unico nella nostra memoria e per far si che
viva in eterno nelle nostre, ma prima sue, piccole cose che tra le tante scegliamo di
tenere strette a noi. Credo che in fondo non si
smetta mai di vivere se anche solo un oggetto, una parola, un gesto,
riescono a urlare forte il suo nome e farne sentire di nuovo la voce come se ci
stessi suggerendo cosa fare, come se ci stesse ancora rimproverando per come “incaviamo”
male i suoi gnocchi. Penso sia veramente una delle cose più belle della nostra
esistenza, poter lasciare un segno.
E in questa domenica un po’ grigia la mia
cucina si dedica allo “Gnocco della nonna
incavato alla forchetta”. Una ricetta che non ritroverete in nessun blog,
libro, rivista o sito internet. Una ricetta che è così semplice ma così ricca
di valori e ricordi che non si può spiegare nè imitare.
Fare gli gnocchi in casa, cosi
come la pasta ripiena o la pasta fresca in genere, rappresenta un momento di
unione e riunione di tutta una famiglia che armata, nel mio caso, di forchetta,
si riunisce intorno al tavolo da lavoro e si sporca di farina per dare il
proprio contributo e poter dire : ”ehi…anche io ho fatto gli gnocchi!”.
Forse perché
la pasta in sè è diventata un elemento usato e consumato in abbondanza, commerciale e
adatto a tutte le tasche, eccellenza del Made in Italy esportata nel mondo e principessa
della dieta mediterranea, forse per questo la sottovalutiamo, o meglio, la
diamo per scontata. Ma quando poi ci si prova, si prendono due ingredienti,
acqua e farina, e si pretende da questi di ricavarne uno gnocco alla
sorrentina, allora qui si capisce la meraviglia!
Purtroppo devo dire che
non c’è veramente ricetta che possa essere trascritta che, seppure seguita
pedissequamente, dia come risultato sempre lo stesso impasto per gnocchi. La
temperatura dell’ambiente, il calore delle mani che lavorano, la durezza dell’acqua,
la tempra della farina. Troppe variabili per poter essere precisi. E allora è
qui che interviene l'abilità di chi in cucina sente e vede prima di tutto gli
ingredienti tra le mani e poi, se non basta la memoria di figli e nipoti,
scrive…
…inziare da 600 gr. di farina, unire poco alla volta 400 gr. di acqua calda, mescolare prima energicamente con un cucchiaio di legno, poi dolcemente a mano, solo quando l’impasto è tiepido aggiungere 1 uovo. Cuocere, pochi alla volta, in acqua salata. Tirare via quando tornano su a galla.
Grazie nonna
per questa eredità.
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